Il ricordo della sorella minore
Vittorio (mio fratello) nato nel 1927 e precisamente il 15 Febbraio.
Questo numero segna diverse ricorrenze nella sua vita, nascita,
morte, e per scelta anche il matrimonio che avvenne nel 1955.
Sposò Giovanna, ed ebbero 2 figli,
(che adorava).
Io sono di qualche anno più piccola di lui.
Lo ricordo ragazzo, entusiasta e pieno di voglia di fare; si
distingueva dagli altri coetanei per l'interesse verso la natura
paesaggistica: portava con sè sempre matite e pennelli e con questi
immortalava tutto quanto di bello aveva davanti.
Diceva sempre che dipingendo si riusciva a capire e a farsi capire.
Era di carattere esuberante, allegro, spiritoso, sempre contornato da
amici; di marachelle ne aveva combinate parecchie.
Frequentava l'oratorio di Boffalora, paese dove nato e vissuto sino
al suo matrimonio, era benvoluto da tutti.
Disponibile nelle manifestazioni sia paesane che parrocchiali, don
Peppino (suo coetaneo) e il parroco Don Sironi lo coinvolgevano molto,
facendo parte della compagnia teatrale dell'oratorio.
Nel periodo natalizio dipingeva cartelloni per il presepe allestito
in chiesa: mi ricordo lo sfondo con alberi, viali e castelli dipinti con
colori così naturali da sembrare veri.
Mi commuoveva il cielo stellato stupendamente dipinto.
Ero orgogliosa di avere un fratello come lui.
Mi aiutava sempre nel disegno, quando ero alle elementari mi faceva
paesaggi, animali; una volta mi fece un papavero cosi bello che venne
esposto, lui usava la punta della matita molto sottile e io ci disegnavo
sopra.
Era temerario mio fratello, nulla gli faceva paura.
Mi ricordo la cuccagna che si faceva per la festa del paese (era
sempre il primo a salirci): c'era un tronco unto di grasso, in cima il
premio, si faceva sia da terra che sul naviglio.
Vittorio era sempre vincitore, arrivava in cima, si voltava verso la
folla, sventolava il premio e si tuffava in acqua.
Il motivo per cui dico che non sapeva cosa fosse la paura non è
legata a queste piccole cose ma, alla sua entrata a far parte della
compagnia partigiana comandata da Giovanni Marcora.
Era un ragazzo non ancora sedicenne pieno di ideali, credeva di
salvare la sua Patria.
Non si vide per qualche giorno in casa e i miei erano preoccupati; in
seguito fece sapere che faceva la staffetta per vedere gli appostamenti dei
tedeschi (dato la sua giovane età non dava nell'occhio) e per portare da
mangiare ai partigiani che vivevano nascosti.
Ha rischiato parecchio.
Io non ne so molto, ero solo una bambina di 9 o 10 anni.
Ricordo la costernazione dei miei genitori; in casa si parlava sempre
sottovoce per paura.
Avevo visto, nascosti nel nostro fienile, delle munizioni, bombe a
mano, fucili ed altro; ne parlai a mia sorella (un poco più grande di me)
che mi fece promettere di non farne cenno con nessuno.
Fu un periodo difficile per Vittorio, si trovò coinvolto per
legittima difesa nella morte di un soldato tedesco, rimanendo ferito lui
stesso; se non ci fosse stato Don Sironi, la sua vita sarebbe finita lì.
Grazie a Dio la guerra finì, ma Vittorio non fu ancora libero di
tornare a casa, lo misero di guardia all'accampamento militare tedesco sito
in Boffalora ove parecchi partigiani dell'ultimo momento si sono arricchiti.
In quell' accampamento c'era di tutto, anche soldi, ma mio fratello
che fece tutto questo per patriottismo non toccò nulla di valore, prese
solamente matite e fogli, così da poter disegnare gratuitamente per un pò di
tempo.
Dopo la liberazione la vita tornò alla normalità , mio fratello si
trovò un lavoro in una ditta a Passirana di Rho.
Faceva il disegnatore, nel frattempo dipingeva e frequentava diversi
pittori così da potersi confrontare e capire meglio la pittura.
Partecipò a diverse mostre con successo.
Io l'ho sempre visto con libri in mano, leggeva molto, approfondiva
le sue conoscenze scolastiche e studiava arte, avrebbe voluto frequentare
una scuola d'arte, ma erano momenti difficili e non fu possibile.
Si sposò e con l'aiuto della moglie si mise in proprio, aprì uno
studio di grafica e pubblicità, aveva estro, capacità e molta fantasia.
Divenuto padre, fu molto presente nella vita dei suoi figli.
Si comprò una casa a Legnano, ma la sua Boffalora l'ha sempre avuta
nel cuore.
Io con mio fratello ho sempre avuto un ottimo rapporto, aveva il dono
di ascoltare, era bello parlare con lui ti dava serenità.
I figli sono diventati grandi e sarebbero subentrati nello studio con
lui.
Vittorio era prossimo alla pensione, voleva ritornare a dipingere,
visto che per esigenze di vita aveva smesso di farlo.
Non ce l'ha fatta!
Ci lasciò a 59 anni, troppo presto,
aveva tanto ancora da dare a tutti.
E' tornato nella sua Boffalora.
Ciao Vittorio, ti ho sempre nel cuore.
P. S. Venne riconosciuta la sua partecipazione nei partigiani:
Giovanni Marcora gli ha fatto avere il congedo con i gradi di sergente senza
fare il militare.
(contributo
scritto nel Gennaio 2007)
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Il ricordo della sorella maggiore
Vittorio , è nato con un dono artistico....
Aveva una facilità nel disegno speciale.
Alle elementari i compagni, quando c'era il compito di disegno, si
rivolgevano a lui, così il giorno dopo portavano a scuola un disegno fatto
bene, e lui si faceva pagare a.... matite.
A casa nostra sul camino avevamo una caraffa sempre piena di matite
colorate.
A proposito del camino, allora l'avevamo tutti e, finito di cucinare
si chiudeva con il para camino, che era una specie di pannello su cui
Vittorio dipingeva come se fosse un quadro e lo faceva anche per vicini e
parenti.
L' insegnante delle elementari voleva che facesse la scuola
artistica, ma in quel tempo di soldi ce ne erano pochi, mamma e papà lo
mandarono perciò da alcuni cosiddetti pittori del paese.
Era un entusiasta e un "balos" (più che birichino), ogni tanto veniva a casa nostra
qualcuno che si lamentava per le sue birichinate, e allora, prendeva qualche
bel "sberlon" (schiaffone) da papà, ma come sempre lui ricominciava.
Intanto continuava a dipingere, faceva le scenografie del teatro
dell'oratorio, il fondale del presepe in chiesa, e poi più avanti incominciò
a dipingere su tela e tavolette di compensato.
Faceva dei quadri bellissimi, aveva estro.
Partecipava a tutto ciò che veniva organizzato nel paese. Recitava al
teatro dell'oratorio, facendo sempre parti da discolo, era molto simpatico.
Dopo la guerra, come scout, andava con i giovani dell'oratorio e il
coadiutore Don Peppino, di cui era molto amico, in montagna nei vari rifugi,
facendo numerose scalate.
Tra i 15 e i 18 anni partecipò attivamente alla resistenza
partigiana.
Boffalora era piena di tedeschi, c'erano i partigiani nascosti nei
boschi vicino al fiume Ticino, Vittorio portava loro vivande e altro
materiale.
Un giorno mi raccontò, che aveva con sè un sacco di juta che di
solito usava per portare a casa l'erba per i conigli, quel giorno, invece,
nel sacco c'erano delle bombe a mano e fucili che portava ai partigiani.
Ad un certo punto del sentiero che portava ai boschi, incontrò una
ronda di tedeschi in perlustrazione.
Lo fermarono e gli chiesero cosa portasse nel sacco.
Lui tranquillo, appoggiò il sacco a terra e lo aprì dicendo di avere
qualche sasso bello del Ticino e, più che altro, dell'erba per i conigli.
Fece infatti vedere l'erba che aveva messo sopra alle armi, i
tedeschi visto che era un ragazzo gli credettero e non guardarono dentro.
Così la passò liscia e ci scherzò sopra.
Era un temerario, non aveva paura di nulla.
Mio padre lo
sgridava dicendogli che quello che faceva era pericoloso, ma lui replicava
che faceva tutto questo per la Patria, lo diceva sempre.
E arrivò anche il momento in cui bisognava guadagnarsi da vivere ,
andò a lavorare alla S.A.F.F.A., allora uno stabilimento per la produzione
di fiammiferi, dove lavorava tutto il circondario di Magenta.
Era un lavoro che però gli andava stretto, lui aveva in mente disegni
e dipinti e, così, trovò un lavoro alla Paglierani Dotti, uno studio grafico
pubblicitario nei pressi di Rho. Finalmente un lavoro che lo
appagava.
(contributo
scritto nel Gennaio 2007)
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